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Adolescenti e dipendenza da pornografia online: cosa guardano, quanto e i rischi che corrono

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza (Il Corriere della Sera "Dataroom")


Giovani maschi che nel rapporto di coppia soffrono di ansia da prestazione ed hanno difficoltà a eccitarsi. Giovani ragazze convinte che il sesso sottomesso sia normale. È un fenomeno recente, ma in crescita e molto osservato dagli specialisti di tutto il mondo che lo attribuiscono a un’associazione distorta dell’erotismo sviluppata fin dall’adolescenza con il consumo precoce della pornografia.


Giovani maschi che nel rapporto di coppia soffrono di ansia da prestazione ed hanno difficoltà a eccitarsi. Giovani ragazze convinte che il sesso sottomesso sia normale.


Il 30% dei bambini vede pornografia online

Non c’è nulla di scandaloso, il porno accompagna da secoli la storia dell’umanità, e ha una sua funzione. Con l’arrivo di internet è diventato un fenomeno di massa e i contenuti pornografici sono diventati via via più spinti e violenti proprio perché accessibili a chiunque, in qualunque momento, in ogni luogo. In Italia nove adolescenti su dieci tra i 10 e i 17 anni usano il cellulare e si collegano quotidianamente a internet. Mettendo insieme decine di studi scientifici internazionali si registrano dati preoccupanti. Ci ha aiutato a leggerli la criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra Elena Martellozzo e la Polizia Postale: a livello globale il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni vede pornografia online. In Italia il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Spesso avviene nella loro cameretta, con i genitori fisicamente presenti, ma ignari di cosa stiano guardando i loro figli sullo smartphone.




Barriere raggirabili Poco più della metà dei maschi che hanno guardato pornografia online afferma di averla cercata volontariamente (59%). Un po’ meno le ragazze (25%). I video sono vietati ai minori di 18 anni, ma nella pratica l’accesso a questo tipo di contenuti non ha «barriere». Talvolta può essere richiesta la registrazione in alcuni siti di streaming. In questo caso la verifica effettuata dal gestore del sito è basata unicamente sulle informazioni fornite dall’utente e non su riscontri documentali. Spesso la registrazione consiste nel creare semplicemente un account con e-mail e password, mentre i siti a pagamento richiedono l’utilizzo di una carta di credito.


I dati ufficiali sui visitatori mensili di siti porno contano soltanto i maggiorenni e danno comunque cifre impressionanti: in Italia, secondo la piattaforma marketing Semrush, il sito più frequentato è Pornhub, con 20 milioni di visitatori unici al mese, di cui il 16% dichiara un’età tra i 18 e i 24 anni.




Il modello offerto dalla rete

Il video porno non è sempre cercato volontariamente dagli adolescenti, ma può apparire perché condiviso da altri amici, oppure viene visto accidentalmente (per pop-up, entrando in siti inappropriati per sbaglio o per curiosità durante ricerche online). I contenuti pornografici sono molto diffusi nei canali di messaggistica istantanea, soprattutto WhatsApp e Telegram, dove gira anche materiale pedopornografico. Parallelamente circolano anche i cosiddetti file gore, ossia immagini e video, perlopiù scaricati dal dark web, con scene di omicidi, sgozzamenti, incidenti molto violenti. Secondo gli esperti il mix di queste immagini (porno, pedo e gore), oltre a creare negli adolescenti aumento dell’adrenalina ed eccitazione sessuale, viene anche usato all’interno dei gruppi di minori per ingaggiare una sorta di gara a chi ha lo stomaco più forte assurgersi a leader. Qual è la reazione dei giovanissimi la prima volta che vedono sesso violento, dove le donne sono sottomesse, degradate, e felici di assecondare ogni desiderio maschile? Il 27% rimane scioccato, il 24% confuso, il 17% eccitato. La seconda volta le percentuali scendono rispettivamente all’8% e al 4%, mentre l’eccitazione sale al 49%. Dunque superato il primo impatto, diminuisce il disgusto e cresce l’eccitamento.


I contenuti pornografici sono molto diffusi nei canali di messaggistica istantanea, soprattutto WhatsApp e Telegram, dove gira anche materiale pedopornografico.


Conseguenze sui comportamenti Gli adolescenti esposti con regolarità a video e immagini di porno spinto sono portati ad avere atteggiamenti sessisti e più aggressivi. Il 70% dei ragazzi percepisce le donne come oggetti sessuali (ed è d’accordo con frasi del tipo: «Le donne guidano gli uomini sessualmente e poi si lamentano dell’attenzione che ricevono»), contro il 30% di chi non li guarda. Il 34% dei ragazzi ha riconosciuto di aver fatto pressioni sulla partner per potersi toccare le parti intime o avere rapporti sessuali; il 17% ha invece ammesso di costringere la partner a compiere questi atti. Alla domanda «La pornografia online ti ha dato delle idee sui tipi di sesso che vuoi provare?», il 44% degli adolescenti maschi e il 29% delle femmine hanno risposto positivamente. E se il sesso della pornografia online è percepito come realistico, sale anche la convinzione che il sesso occasionale sia più normale di quello all’interno di una relazione stabile.





Sexting: i rischi

Questo tipo di giovanissimo consumatore fa più facilmente «sexting», ovvero invia o chiede alla propria partner di inviare immagini di nudi o di parti intime: il 48% contro il 25% di chi non guarda porno. Le conseguenze possono essere devastanti: «Ho pensato che sarebbe rimasto segreto! Non avrei mai pensato che lo avrebbe usato contro la mia volontà (Serena, 17 anni, Italia)». Se c’è consenso non c’è reato, ma sappiamo che troppo spesso le immagini vengono condivise con gli amici, e il minore che le diffonde per primo incorre nel reato di revenge porn (art.612 ter c.p.), gli altri nel reato di diffusione di immagini pedopornografiche (600 ter c.p.). Nella pratica vuol dire che se qualcuno segnala o denuncia, si attiva l’iter giudiziario che porta dritti a un processo. Nel 2020 i minori denunciati per revenge porn sono stati 13, per reati di pedopornografia 118, con un aumento del 490% negli ultimi 5 anni. E chi ha compiuto 18 anni rischia fino a 6 anni di reclusione.



Quel che i genitori ignorano I genitori troppo spesso non sanno, o fanno finta di ignorare questo contatto con le immagini del sesso da parte di bambini sempre più piccoli, sottovalutando la portata di un fenomeno che può portare a conseguenze pesantissime sulla vita dei loro figli. E in assenza di una educazione sessuale sana e corretta da parte della famiglia e della scuola, il punto di riferimento per tanti ragazzi è il modello pornografico offerto dalla rete. Anche la dipendenza dal consumo continuo è meno rara di quel che si crede (8%). Gli studi di psicologia concordano: le prime esperienze di autoerotismo danno l’impronta. Allora quale sarà l’effetto sulla futura vita affettiva e sessuale di quei bambini e adolescenti, visto che la vita reale è tutt’altra storia?


(...) in assenza di una educazione sessuale sana e corretta da parte della famiglia e della scuola, il punto di riferimento per tanti ragazzi è il modello pornografico offerto dalla rete.


Le difficoltà nella vita reale

Gli studi clinici rilevano per i maschi la difficoltà ad eccitarsi nell’intimità con un partner, proprio perché gli stimoli non corrispondono alle immagini assimilate nell’utilizzo precoce e protratto della pornografia. Secondo i dati della Fondazione Foresta, nel 2005 solo l’8,8% dei soggetti intervistati dichiarava di registrare dei disturbi della funzione sessuale (mancanza di desiderio, disfunzione erettile), mentre oggi i soggetti con disturbi dichiarati sono addirittura il 26%, con una forte incidenza di problematiche legate alla riduzione del desiderio (10,4%). Sintomo di un condizionamento psicologico che viene messo in relazione allo squilibrio fra messaggio digitale e contatto con la realtà.


Gli studi clinici rilevano per i maschi la difficoltà ad eccitarsi nell’intimità con un partner, proprio perché gli stimoli non corrispondono alle immagini assimilate nell’utilizzo precoce e protratto della pornografia.

L’educazione sessuale a scuola è sempre tabù Per i genitori parlarne a casa con i loro figli può funzionare di più rispetto alle misure di parental control, ossia ai blocchi online che inibiscono l’accesso a determinati siti, o che permettono a un genitore di controllare cosa vedono i loro figli e per quanto tempo (qui per saperne di più). Ogni limitazione informatica può essere efficace su navigatori «piccoli», ma già quando vanno alle medie i nativi digitali aggirano facilmente qualunque blocco. Raramente però i genitori hanno competenze tecnologiche e strumenti culturali per gestire da soli una sfera così complessa. Le linee guida dell’Oms indicano di affrontare le tematiche intime dalle elementari. Di «educazione sessuale» nelle scuole si parla da decenni, ma non si è mai fatta. Al contrario di ciò che avviene nella maggior parte dei Paesi europei. E non bastano le lodevoli iniziative realizzate dal Ministero con la Polizia Postale, la più nota si chiama «Una vita da social» che mette in guardia dai pericoli del web. Si tratta di materia specialistica più ampia che coinvolge i temi della salute, dell’affettività e delle emozioni, per accompagnare ad uno sviluppo sessuale sano, consapevole ed equilibrato.


Le linee guida dell’Oms indicano di affrontare le tematiche intime dalle elementari.


Ci ha provato qualche mese fa il ministro Patrizio Bianchi dichiarando pubblicamente: «Il sesso è una parte fondamentale degli affetti, che sono parte della nostra vita, e la scuola se ne deve occupare perché sta dentro all’idea che» a scuola «stiamo formando i nostri ragazzi alla vita». Eppure, nonostante le evidenze, ogni tentativo viene smorzato. Secondo Pro Vita & Famiglia onlus: «È un’idea che si tradurrebbe solo in un incentivo per i giovani a praticare la sessualità in età molto precoce. lasciate in pace i bambini e rispettate il primato educativo dei genitori!». Nella realtà dei fatti al primato educativo e ad avviare verso la precocità ci sta pensando la Rete. dataroom@rcs.it

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/adolescenti-dipendenza-pornografia-online-cosa-guardano-quanto-rischi-che-corrono/457f3b16-e7b0-11eb-8f62-5849b2b6aae2-va.shtml?fbclid=IwAR3n_7Lwsr0NBjVjq-ngq7s_fZW9eBxAGNlY31uS4O_8OlPRql35Xzccb3Q



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